

Letizia Cruciani - Season02Episode01
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Chi è Letizia Cruciani oggi?
Mi definisco una Fashion Designer Sostenibile
Da dove sei partita?
Ho iniziato molto presto, sono partita dalla tradizione di famiglia, imparando a cucire a soli 4 anni dalla mia nonna, che faceva la sarta. È lei che mi ha insegnato il mestiere dell'ago e del filo ma soprattutto mi ha trasmesso valori come quello della cura di un capo, della sua conservazione e della sua custodia anche grazie alla pratica del rammendo, arte ormai assai in disuso, perché oggi purtroppo, quando un capo si strappa, si preferisce buttarlo. Dopo la scuola superiore, mi sono iscritta all’Università delle Belle Arti a Firenze dove mi sono laureata, dedicandomi nel contempo al lavoro come orafa e sarta. Ho vinto una borsa di studi con Erasmus+ in Estonia dove ho fatto un corso di Fashion Designer. Il mio percorso è proseguito con un master a Roma presso una delle Accademie della Moda più accreditate nel settore fashion, dalla quale sono usciti grandi rappresentanti del settore.
Qual è il segreto del tuo successo?
Sicuramente credere nella mia idea. L’anno in cui ho finito gli studi decisi di prendermi un periodo di riflessione e mi fermai, per tutta la stagione estiva, a dare una mano nell’azienda di famiglia. I miei genitori hanno uno stabilimento balneare in Maremma, un posto magico al quale sono particolarmente legata. Lavorando nello stabilimento balneare di famiglia, pensavo a come far partire il mio progetto. Ricordo le sere passate, a fine lavoro, ad aspettare il tramonto e respirare qual profumo di mare. È li che ho trovato l’ispirazione e ho cominciato a studiare come cominciare a lavorare al mio progetto, capire come presentarmi e trovare uno spazio in un settore, la moda, già ampiamente saturo. Essere un'imprenditrice era, del resto, nel mio DNA data la tradizione di famiglia, ma la mia formazione non bastava. Sono convinta che per fare impresa bisogna prepararsi e acquisire le competenze necessarie ad avere tutto sotto controllo. Così ho deciso di dedicarmi allo studio e alla ricerca di settore nel marketing e business della moda sostenibile, che ho ritenuto il campo più vicino ai miei interessi e alla mia formazione e, soprattutto, al mio modo di essere e di vivere nel rispetto dell’ambiente che mi circonda. Mi sono rituffata con tutte le energie che avevo e l’entusiasmo che mi accompagna da sempre per trovare le risposte ad alcune domande che mi giravano in testa tipo: quale innovazione posso portare in questo settore? La mia idea di amore e cura per l’ambiente, la mia creatività possono trovare uno spazio?
La risposta è stata SI ed è nato CRU-LE.
Quale è la tua visione imprenditoriale?
La mia impresa si fonda sul concetto di circolarità e rispetto dell’ambiente e delle risorse. Proprio in quest’ottica, i materiali che utilizzo devono necessariamente avere anche requisiti di basso impatto ambientale sia dal punto di vista di produzione, in termini di materie prime e lavorazione anche da un punto di vista proprio della manodopera, sia da quello di smaltimento dopo la normale vita di utilizzo che cerco in ogni caso di rendere più lunga possibile. Le collezioni che disegno sono concepite in modo che ogni capo della collezione sia abbinabile con tutti gli altri in modo che ogni singolo capo sia utilizzabile in più situazioni.
Ho passato molto tempo a studiare e a cercare di capire come fare bene impresa, come creare un'attività economica capace di stare sul mercato. Non ci si può improvvisare, perché un'impresa per essere tale deve necessariamente essere strutturata, occorrono competenze ed esperienza. Così ho deciso di farmi affiancare, fin dall'inizio, da un consulente di moda sostenibile con un proprio bagaglio di conoscenza e una rete di contatti. E ho affidato questa importante ruolo Liuba Napoli, che ancora ad oggi mi segue.
Il tuo modo di affrontare la sfida e le difficoltà?
La sfida è il mio stimolo, il mio LIFESTYLE è il solo elemento motivazionale, la parola d’ordine è VOGLIO FARE LA DIFFERENZA. Me lo ripeto molto spesso nei momenti in cui sono o penso di essere in difficoltà. Ho imparato così ad affrontare i problemi un pezzetto alla volta, per maggiore self control e capacità di reazione.
Cosa è oggi che ti rende soddisfatta?
Il mio brand CRU-LE che vende e cresce, in Italia e all’estero. Ho da poco partecipato anche a un contest, il WSM Fashion Reboot a Milano, la prima fiera interamente dedicata al fashion design e all’innovazione sostenibile, incentrata sulle startup. Sono arrivata tra i primi tre finalisti e potrò presentare la mia collezione alla MILANO WEEK. Porterò le mie creazioni, che sono prevalentemente in STILE MINIMALISTA, essenziali, fino a un massimo 30 capi. Le ho chiamate CAPSULE, perché sono trasformabili a seconda dei momenti della giornata e delle occasioni, composte da vari strati e modulabili. Poi, le prossime tappe saranno le sfilate di moda sostenibile a Roma e a Parigi, finalmente fuori dai confini nazionali.
E la più grande delle soddisfazioni?
Indubbiamente il fatto che la mia idea di moda sostenibile e il mio modo di “fare la differenza” siano recepite, accolte e, in un certo senso, “fatte proprie” dagli altri.